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Radical chic al voto

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Radical chic al voto

  • di Giuliano Guzzo

Al 4 marzo non manca molto ma l’elettorato radical chic, a occhio, staziona ancora dinnanzi al leniniano dilemma: che fare? Un voto al Pd potrebbe pure starci, sì, ma solo come riconoscenza per unioni civili, testamento biologico e tentato ius soli; per il resto il partito avrebbe potuto realizzare di più, anche se il suo sincero contributo allo snaturamento degli italiani l’ha dato. Merita attenzione, quindi.

Liberi e uguali è però, inutile negarlo, una proposta elettoralmente già più allettante. Profuma di pacifismo, immigrazione, uteri in affitto, diritti à gogo. E poi vuoi mettere Grasso premier e, un domani, Boldrini presidenta del repubblico, con scardinamento del patriarcato quirinalizio? Puva goduvia.

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Sarebbe tuttavia ingiusto – e il radical chic medio lo sa bene – dimenticare lei, Emma, e il suo + Europa. Anche perché è nota la tendenza, che in questo tipo di elettore arde senza tregua, di elevarsi dalla plebaglia populista per orientare il proprio voto in alto, verso il nido dorato dello zero virgola, dove solo menti cosmopolite e illuminate osano. In più c’è da dire che l’arzilla radicale è colei che più di tutti, negli anni, si è spesa contro il futuro dell’Italia; prima promuovendo la denatalità a colpi di aborti e oggi asserendo che la denatalità è un problemone e che solo importando l’Africa, forse, avremo scampo.

Geniale, c’è poco da fare. Dunque che voterà alla fine, l’élite radical chic? Pd, Liberi Uguali o + Europa? Ci mediterà su ancora, deciderà al momento. La fretta è fascista.

Fonte: Giuliano Guzzo

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